Inveruno, Milano, 1922-1983

GIOVANNI MARCORA

Biografia

La vita di Giovanni Marcora è segnata da diverse tappe: la lotta resistenziale, l'impegno politico nelle fila della Democrazia cristiana e in Parlamento, il ruolo di amministratore locale, quello di imprenditore nel campo delle costruzioni edilizie e del settore primario. Ma, forse, egli rimane noto soprattutto per essere stato uno dei ministri più "longevi" nella storia politica del Paese, guidando il dicastero dell'Agricoltura fra il 1974 e il 1980, per poi passare a quello dell'Industria nel biennio 1981-1982. Originario di Inveruno, piccolo comune del Milanese, nasce il 22 dicembre 1922. Il padre Giuseppe, macellaio e piccolo allevatore, si era sposato quattro anni prima con Erminia Garavaglia: dal matrimonio nascono quattro figli: Giovanni è il secondogenito. Rimasto orfano di madre in tenera età, frequenta le scuole comunali e l'oratorio. Si diploma Geometra nel 1941. Chiamato alle armi, dopo l'8 settembre 1943, a soli 21 anni, Marcora diventa partigiano e opera - con il nome di battaglia di Albertino, che gli resterà caro per tutta la vita - fra l'Altomilanese e l'Ossola, partecipando alla liberazione di Milano il 25 aprile 1945.


Nel dopoguerra costituisce, con il socio Carlo Vegezzi, l'"Impresa di costruzione Cea"; nel 1956 si sposa con Giovanna De Re e si stabilisce a Milano: dal matrimonio nascono tre figli, Barbara, Luca e Simone. Anni dopo avvierà una attività di allevamento bovino a Bedonia, sull'Appennino parmense.

Nel 1953 è tra i promotori della corrente democristiana della Base, esperienza che lo legherà, fra gli altri, a Enrico Mattei, Ezio Vanoni, Luigi Granelli, Giovanni Galloni, Ciriaco De Mita; ricopre quindi diversi incarichi nella Dc, fra cui quello di segretario provinciale di Milano e di vicesegretario nazionale. Nel 1968 viene eletto per la prima volta senatore nel collegio di Vimercate. Fra il 1970 e il '75 e dal 1980 fino alla morte è sindaco di Inveruno.

La consacrazione politica arriva nel 1974, quando Aldo Moro lo chiama al Governo come ministro dell'Agricoltura; Marcora resta ininterrottamente alla guida dello stesso dicastero fino al 1980 (viene varata in questi anni la "legge Quadrifoglio"), passando poi a quello dell'Industria nel biennio 1981-82. Epiche le sue battaglie a Bruxelles, dove difende gli interessi prima dell'agricoltura poi dell'industria italiana nel consesso europeo. Si spegne a Inveruno, per un male incurabile, il 5 febbraio 1983.

GIOVANNI MARCORA: PROFILO BIOGRAFICO

di Gianni Mainini

Giovanni Marcora è stato un grande personaggio della vita politica ed economica nazionale, che ha operato in diversi settori e con molteplici interessi, lasciando un'impronta indelebile come ministro dell'Agricoltura e imprenditore agricolo egli stesso, come partigiano, parlamentare, sindaco.


Come partigiano ha partecipato - con il nome di battaglia di "Albertino" - alla lotta di liberazione dell'Italia dall'occupazione nazi-fascista e si è distinto per coraggio, attitudine al comando, rispetto della vita e altruismo, divenendo vice comandante del Raggruppamento divisione Fratelli Di Dio. La sua attività inizia nel 1943, a soli vent'anni, nelle brigate della Resistenza che si erano insediate sui monti dell'Ossola, con un contributo importante per il successo della lotta di liberazione in Alta Italia. Nel 1953, a Belgirate, con alcuni amici, fonda la corrente della Base, gruppo politico all'interno della Democrazia Cristiana tra i più fecondi di idee e più avanzato per aperture sociali, nel tentativo di spostare più a sinistra l'asse conservatore della politica nazionale, in sintonia con i bisogni di un paese di grande sviluppo ed evoluzione.

Segretario provinciale della Democrazia Cristiana milanese dal 1958 al 1968, attua tra mille difficoltà, e nonostante l'ostracismo degli ambienti benpensanti e le riserve espresse dalla Curia milanese, la prima esperienza di centro-sinistra al Comune di Milano (1961), mettendo in collaborazione al governo della città Democristiani e Socialisti, e anticipando in questo modo la soluzione politica nazionale praticata col governo Moro nel 1963. Eletto senatore nel collegio di Vimercate nel 1968, nel 1972 è vicesegretario nazionale della Democrazia Cristiana e nel 1974 diventa ministro dell'Agricoltura, rimanendovi ininterrottamente per 7 governi fino al 1980. In questo ufficio dà dimostrazione di tutte le sue capacità, riuscendo sul fronte interno a dare dignità a un mondo agricolo finora trascurato per la preponderanza delle problematiche industriali su quelle rurali e per la scarsa attenzione della politica ai suoi problemi; riesce ad incrementare il reddito agricolo con iniziative strutturali che verranno sempre ricordate dai "suoi agricoltori", che finalmente si sentono anche valorizzati socialmente. A livello comunitario diventa paladino delle ragioni italiane, finora neglette, ma soprattutto diventa fautore all'interno della CEE e nel pieno rispetto dei regolamenti comunitari, delle ragioni dell'agricoltura nei confronti di altre produzioni. Riesce a scardinare gli impliciti, coriacei, accordi tra le agricolture continentali forti a vantaggio di quelle mediterranee, più deboli sotto il profilo organizzativo e produttivo. Di questo beneficeranno anche i nuovi paesi comunitari che aderiranno al Trattato di Roma a partire dagli anni '80 (in particolare Spagna e Portogallo).

Diventa anche ministro dell'Industria dall'autunno 1981 per un anno, quando gli viene offerto, durante la crisi del governo Spadolini, l'incarico di Primo ministro, che egli rifiuta conscio delle sue aggravate condizioni di salute. Come parlamentare lascia, tra gli altri risultati, due leggi importanti: la prima, anticipatrice di tutte le altre, sulla obiezione di coscienza; la seconda sulla cooperazione, intesa all'utilizzo delle risorse, oltre che dello stato dei dipendenti, per risanare le aziende in crisi, con la costituzione di cooperative. Appassionato ed esperto di agricoltura, fin dal 1964 acquista un podere a Bedonia, nell'alta Val di Taro (Pr) e lo trasforma in una fattoria modello con allevamento di capi bovini ed equini: è qui che ospita con orgoglio amici e politici, soprattutto delegazioni europee e Commissari CEE. Profondamente legato alla sua gente e al suo paese, è sindaco di Inveruno una prima volta dal 1970 al 1975 e poi dal 1980 fino alla morte, avvenuta nel febbraio 1983. Nonostante tutti gli onori e il prestigio acquisito da ministro, questa era una delle funzioni cui teneva di più. Per ricordarne la figura e l'opera, tra le altre iniziative attuate da molti enti, associazioni e categorie, il CEPAM, in collaborazione col Comune di Inveruno, assegna il Premio Marcora per l'Agricoltura.

Inveruno, Milano, 1922-1983

LEGGI FONDAMENTALI

GIOVANNI MARCORA

LEGGE OBIEZIONE

il 15 dicembre 1972, fu approvata la legge Marcora, con la quale lo Stato riconosceva il diritto all'obiezione di coscienza al servizio militare e istituiva il servizio civile.
Una decisione storica: nella legislazione italiana entra la possibilità di non accettare l’arruolamento nelle Forze Armate in nome del rifiuto delle armi e di sostituire il servizio militare con un servizio civile.
L’approvazione delle legge non incontra il favore di molti.
Infatti, nella legge 772/72 l’obiezione non si configura come un diritto soggettivo bensì come un "beneficio" concesso dallo Stato a determinate condizioni e con determinate conseguenze. Da questa impostazione di fondo deriva: il potere del ministero della Difesa di respingere la domanda di obiezione, dietro parere di una commissione chiamata a indagare la sincerità delle motivazioni addotte dall’obiettore (commissione subito ribattezzata dagli obiettori "tribunale delle coscienze"); la mancanza di tempi certi per l’espletamento delle formalità burocratiche da parte dell’Amministrazione della Difesa; la durata del servizio civile di otto mesi più lunga del servizio militare, con un’evidente carattere punitivo nei confronti degli obiettori; la gestione del servizio civile affidata proprio al ministero della Difesa; una notevole disparità nelle pene previste per i reati contro il servizio di leva se commessi da obiettori di coscienza.
Bisogna attendere cinque anni, perché vedano la luce le norme attuative.
È soprattutto la gestione quotidiana del servizio civile da parte della Difesa (a livello centrale, il Ministero, e a livello periferico, i Distretti militari) che crea una vera e propria "guerra" tra Stato, da un lato, e obiettori ed enti convenzionati, dall’altro: domande respinte, ritardi enormi nell’assegnazione in servizio, precettazioni forzate, ritardi nei pagamenti, ecc. A fare le spese di tutto ciò è lo stesso sistema del servizio civile che, tuttavia, si autorganizza e autoregola grazie all’impegno degli enti e degli obiettori, il cui numero continua inarrestabilmente a crescere.
La stessa Caritas Italiana, l’ente convenzionato col maggior numero di obiettori di coscienza, è costretta per ben due volte, nel 1986 e nel 1996, a proteste plateali forti contro il ministero della Difesa.
Nel 1985 la Corte Costituzionale emise una sentenza storica (n.164/85) che legittimò l'obiezione di coscienza rispetto al diritto/dovere di difesa della patria sancito dalla Costituzione italiana.
Nel corso dello stesso anno, ci fu un successivo intervento della Corte Costituzionale, la quale dichiarò che l'obiettore di coscienza non poteva essere "giudicato" da una giurisdizione militare, ma da quella ordinaria.
Nel 1988 continuarono le richieste di Enti ed obiettori per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza come diritto soggettivo.
Nel 1989 la Corte Costituzionale emanò un'altra importante sentenza (n.470/89) che dichiarò incostituzionale il principio secondo il quale gli obiettori di coscienza devono prestare un servizio sostitutivo civile più lungo di otto mesi rispetto al periodo del servizio militare.
Nel 1991 i rapporti tra Ministero della Difesa - Dir.ne Gen. Levadife ed Enti diventarono sempre più difficili.
Il 1992 fu un anno altrettanto importante poichè dopo nuerose vicissitudini venne approvata dal parlamento la riforma della Legge 772/72, ma l'allora Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, la rinviò alle Camere con messaggio motivato.
Nel 1995 la riforma della Legge 772 venne approvata dal Senato, ma non dalla Camera dei Deputati. La riforma, quindi, rimase bloccata e la gestione del Servizio Civile e degli obiettori di coscienza continuò in modo appossimativo.
Il 1998 fu finalmente l'anno nel quale venne approvata la nuova legge in materia di obiezione di coscienza. Era l'8 luglio del 1998 e la Legge è la n.230.

LEGGE COOPERAZIONE

La legge n. 49, «Provvedimenti per il credito alla cooperazione e misure urgenti a salvaguardia dei livelli di occupazione», meglio nota come Legge Marcora, istituisce due Fondi da destinare esclusivamente alle società cooperative e loro consorzi, ispirate ai principi di mutualità.
Al titolo 1 (artt. 1-13) la legge istituisce e regola il funzionamento del Fondo di rotazione per la promozione e lo sviluppo della cooperazione denominato Foncooper, alimentato con disponibilità statali e destinato a concedere finanziamenti a tassi agevolati o super agevolati a cooperative e consorzi di tutti i settori produttivi per la copertura dei costi fissi.
Le società cooperative per poter godere dei finanziamenti devono essere ispirate ai principi di mutualità richiamati espressamente e inderogabilmente nei rispettivi statuti.
Inoltre devono essere iscritte nei registri delle Prefetture e nello schedario generale della cooperazione e soggette alla vigilanza del Ministero del lavoro e della previdenza sociale o delle Associazioni nazionali di rappresentanza, assistenza e tutela del Movimento cooperativo, debitamente riconosciute dal citato Ministero.
Per quanto concerne i finanziamenti, questi devono essere finalizzati all'attuazione dei progetti relativi a:

  • a) all'aumento della produttività e/o dell'occupazione della manodopera mediante l'incremento e/o l'ammodernamento dei mezzi di produzione e/o dei servizi tecnici, commerciali e amministrativi dell'impresa, con particolare riguardo ai più recenti e moderni ritrovati delle tecniche specializzate nei vari settori economici;
  • b) a valorizzare i prodotti anche mediante il miglioramento della qualità ai fini di una maggiore competitività sul mercato;
  • c) a favorire la razionalizzazione del settore distributivo adeguandolo alle esigenze del commercio moderno;
  • d) alla sostituzione di altre passività finanziarie contratte per la realizzazione dei progetti appena esposti, purché determinatesi non oltre due anni prima dalla data di presentazione della domanda;
  • e) alla ristrutturazione e riconversione degli impianti, oltre alle spese per scorte.
Il titolo II (artt. 14-19) della legge disciplina il Fondo speciale per gli interventi a salvaguardia dei livelli di occupazione.
Il Fondo è utilizzato da apposite società finanziarie del Movimento cooperativo per partecipare al capitale sociale delle cooperative di produzione e lavoro operanti in tutti i settori economici, costituite da soci provenienti da aziende in crisi.
Ammesse ai benefici, infatti, oltre alle cooperative di produzione e lavoro citate nel titolo I in possesso dei requisiti specifici, sono sia le cooperative e loro consorzi costituite da lavoratori ammessi al trattamento della Cassa integrazione guadagni dipendenti da imprese in grave crisi o sottoposte a procedure concorsuali, sia quelle che «realizzino in tutto o in parte la salvaguardia dei lavoratori delle imprese appena citate mediante l'acquisto, l'affitto, la gestione anche parziale delle aziende stesse o di singoli rami d'azienda o di gruppi di beni della medesima, oppure mediante iniziative imprenditoriali sostitutive».
Oggetto dell'agevolazione sono le esigenze finanziarie della cooperativa provenienti dagli investimenti programmati, dal fabbisogno di capitale d'esercizio derivanti dalla presentazione, per salvaguardia dell'occupazione dei propri soci, di progetti con realistiche possibilità di riuscita.

LEGGE QUADRO

Il 23 nov. 1974 fu nominato ministro dell’Agricoltura e foreste nel IV governo Moro, e restò ininterrottamente alla guida di quel dicastero nei successivi governi fino al 18 ott. 1980 (governo Forlani). Marcora conosceva da vicino i problemi di competenza del suo ministero per tradizione familiare e per essere egli stesso proprietario di un’azienda agricola, nel Parmense, nella quale si allevavano cavalli e bovini. Durante la sua lunga permanenza al vertice del ministero si ebbe una forte ripresa dell’intervento pubblico a sostegno dell’agricoltura, accompagnato da una radicale opera di riforma e rinnovamento culminata nella legge n. 984 del 27 dic. 1977, nota come legge «Quadrifoglio».
La legge definiva un piano agricolo-alimentare, che, innovando la procedura della politica agricola, affidava alle regioni la responsabilità dell’intervento diretto e lasciava all’amministrazione centrale dello Stato le funzioni di indirizzo e coordinamento.
Nell’esercizio di tali funzioni Marcora si rivelò un abile e combattivo negoziatore nelle trattative che si svolgevano presso la Comunità europea, riuscendo a strappare misure e provvidenze a tutela degli interessi dell’agricoltura italiana. (Fonte:www.treccani.it)

PIANO ENERGETICO NAZIONALE


Il 28 giugno 1981 Marcora fu nominato ministro dell’Industria, commercio e artigianato nel primo governo Spadolini e mantenne questo incarico anche nel successivo governo Spadolini fino al 1° dicembre 1982, trovandosi a fronteggiare spinose questioni come la politica energetica e il «dossier» della ristrutturazione della siderurgia.
Potete scaricare qui il documento originale relativo al piano energetico nazionale predisposto dal Ministro dell'industria Giovanni Marcora, approvato dal Parlamento il 22 ottobre 1981 e deliberato dal CIPE il 4 dicembre 1981.

Memoria storica - Impegno culturale e politico oggi

CITAZIONI

Giovanni Albertino Marcora.

La lotta partigiana fu violenta, aspra, senza esclusione di colpi; ma nella sua logica era espressione di un desiderio di pace, di convivenza libera, di rifiuto della violenza come strumento di confronto. La vittoria della Resistenza doveva essere l'inizio di una storia di democrazia, di tolleranza, di libero confronto, di rispetto dei valori ideali e politici delle diverse componenti della società italiana.

Marcora: il significato della Resistenza

"Quando l'Italia scelse di entrare nella Comunità del carbone e dell'acciaio, non fu un calcolo economico che motivò l'adesione. Fu, al contrario, la convinzione che solo creando una Europa unita si potesse garantire la pace nel mondo, la sopravvivenza della cultura occidentale, e consolidare il regime democratico che l'Italia aveva da poco conquistato". "L'adesione italiana alla CECA prima ed alla CEE dopo è stata, innanzi tutto, una scelta di civiltà"

Marcora: l'Italia e l'integrazione europea

L'improvvisa immatura scomparsa di Giovanni Marcora - afferma Pertini - è una perdita grave per la nostra Repubblica. Formatosi nella lotta antifascista e partigiana, amico fraterno e compagno di tante battaglie, saldo nei principi, di grande capacità politica e tecnica, dirigente aperto e uomo di governo retto, illuminato e deciso, è stato una delle figure più moderne e dinamiche tra i cattolici democratici del nostro tempo. Egli ha reso grandi e indimenticabili servizi al Paese negli alti incarichi di Governo che ha ricoperto.

Pertini: messaggio per la scomparsa di Marcora

Proponendo un nuovo ruolo dell'agricoltura nel contesto economico nazionale gli obiettivi di lungo termine debbono essere tre: il miglioramento dei redditi e delle condizioni di lavoro degli addetti all'agricoltura; il riequilibrio della bilancia agricolo-alimentare; la garanzia di approvvigionamento, a prezzi equi, dei consumatori.

Marcora: per un'agricoltura rinnovata e moderna

Forse era destino che una friuliana spigliata ed energica incontrasse un gagliardo capitano d'artiglieria di montagna, un partigiano che diventerà un uomo politico famoso: è stata invece scelta meritoria quella di essergli stato vicino per tutta la vita con dedizione e finezza, una presenza discreta, dal fascino contagioso. Gianna De Re, vedova di Giovanni Albertino Marcora, compianto leader politico e ministro di caratura europea, è tornata per sempre col suo Albertino, e riposa nella cappella di famiglia del cimitero di Inveruno. Una folla numerosa l'ha accompagnata nel suo ultimo viaggio sabato 7 febbraio 2007, dopo che Gianna, morta il giorno prima nel suo 75° genetliaco, era ritornata nella casa di famiglia di Inveruno: una malattia di soli due mesi l'aveva stroncata. Spiccavano nel momento dell'estremo saluto gli amici di sempre, gli eredi politici della Base, da Bassetti a Ferrari a Dell'Orto a Calcaterra, Venegoni e Bertoia, Mauri e molti altri; gli amici partigiani, Mario, Luigi, Gianni, gli Inverunesi tutti, con l'Amministrazione comunale, molti sindaci ed ex sindaci, segretari di partito, amici di ogni dove. Ricordo alcuni episodi: negli anni 70-75, quando Albertino diventò sindaco per la prima volta, all'uscita della messa di mezzanotte di Natale, sul sagrato della chiesa, a distribuire sorrisi e charme con discrezione e stile, che lasciava trasparire negli interlocutori stima e rispetto, quanto amicizia e calore trasmetteva lui: quasi un distillato di signorilità, da centellinare e gustare nel tempo, a piccole dosi. Nell'autunno del 1981, a Bedonia, la rivedo preoccupata per le prime febbri incomprensibili (ma non per lei) e ripetitive di Albertino: dopo una giornata passata insieme nella fattoria, volle che stessimo a cena, perché sapeva che gli avrebbe fatto piacere, per fugare un po' i suoi pensieri. Nel 1982 a Milano, nell'appartamento di via Anelli, ci trovammo i membri della giunta con Albertino sindaco per la seconda volta per una chiacchierata di aggiornamento: la sua salute era ormai scossa, e proprio nel mezzo della nostra discussione arrivò la telefonata di De Mita che gli chiedeva se avesse accettato che il suo nome fosse proposto per la Presidenza del Consiglio nella crisi di governo in via di soluzione: lui naturalmente rifiutò, sottolineando che non si sentiva in grado di far rischiare al paese un primo ministro malato. Il caffè della signora Gianna, offerto con tanta cortesia e così dolce come il suo riservato sorriso, all'improvviso mi sembrò amaro... Nel 1992, Francesco Cossiga, allora presidente della Repubblica, si recò alla Cascina Poglianasca ad inaugurare la Fondazione Marcora, presieduta da Mariapia Garavaglia; di ritorno sostò insieme ad alcuni amici a Inveruno, per visitare un Istituto di Istruzione Superiore intitolato ad Albertino, che si andava completando. Gianna ci invitò a tavola nello spazioso salone della casa padronale dove lei aveva preparato un risotto che fu apprezzatissimo: oltre a Cossiga, c'erano Rognoni, Mariapia Garavaglia, Granelli e altri amici. Nell'anniversario della morte di Albertino, nella parrocchiale di S. Anna all'inizio di corso di Porta Vigentina a Milano, ogni anno viene celebrata una messa in suffragio di Albertino: gli amici trovavano in lei, prima ancora che una moglie devota, il testimone di un pezzo di una storia che non volevano finisse.


Si scherniva alle varie cerimonie che via via si sono susseguite alla morte di Albertino, e fu presente quasi sempre, fino al 20° anniversario a Vimercate. Ma la sua fibra robusta, la sua vitalità notevole, la sua figura slanciata e una forza d'animo notevole l'avevano convinta a riprendere un po' della sua vita privata: naturalmente si ritrovava ancora a Bedonia, coi figli Barbara, Luca (che nel frattempo era diventato parlamentare della Margherita e gestiva la fattoria). Aveva poi intrapreso con alcune amiche, soprattutto Adriana Granelli (a dimostrazione che le amicizie politiche vere durano una vita anche per le famiglie oltre che per le persone), a girare il mondo: sempre molto più giovanile e trascinante della sua età, la fibra robusta e il carattere forte, era stata dall'Europa dall'America al deserto libico, dalla Toscana alla Provenza. Poi lo il colpo improvviso.

Se è noto che sempre accanto a un grande uomo c'è una grande donna (e mai dimostrazione è stata più vera), mi piace ricordarla con le parole vicepresidente della Commissione Europea, Etienne Davignon, in occasione della morte di Albertino, e che oggi si attagliano in buona parte anche a lei: "Suo marito, pieno di progetti, ci fece ascoltare la musica che amava; oggi, con la semplicità che mi consente l'amicizia che ci legava, vorrei dirle quanto ho apprezzato la sua generosità e la sua cordialità, la fiducia che ha voluto accordarmi …". Adesso Gianna ha terminato il suo ultimo viaggio e riposa nelle nebbie di Inveruno: ma è col suo Albertino e con tutti noi.

BIBLIOGRAFIA

Oltre quindici anni dopo la scomparsa di Giovanni Marcora, risulta ancora tutt'altro che agevole il lavoro di ricostruzione storica dell'interessante figura e dell'opera del politico lombardo. La bibliografia disponibile, in qualche caso puntuale e curata, non copre l'intero arco della sua vita e non affronta tutte le esperienze ascrivibili alla biografia marcoriana. Occorre poi ricordare che gli scritti di Marcora non sono numerosi: la sua firma appare con una certa frequenza nella seconda metà degli anni Cinquanta e nella prima metà del decennio successivo su "Il Popolo Lombardo", il settimanale della Democrazia Cristiana milanese, e sulle riviste della corrente di Base. A lui si devono, inoltre, poche pubblicazioni riguardanti la politica agricola nazionale o interventi a carattere politico-economico negli anni Settanta e Ottanta. Bisogna d'altro canto aggiungere che, al momento, non è disponibile l'archivio privato del senatore e ministro. Ciò premesso, lo studio della figura di Giovanni Marcora deve essere collocato nel vasto quadro delle vicende dell'Italia fascista e repubblicana, con particolare riferimento alla Resistenza, alla ricostruzione post-bellica, alla storia della Democrazia Cristiana fra gli anni Cinquanta e Ottanta.

  • G. Di Capua, Giovanni Marcora "Ribelle per amore", supplemento a "La Discussione", n. 16, 18 aprile 1983;
  • AAVV, Giovanni Marcora, una lunga milizia per la libertà, Centro Studi La Base, s.l., 1983;
  • L. Castoldi, Marcora. Storia di un leader, Editrice Giornalisti Riuniti, Milano, 1986; AAVV, Ribelle e statista. Albertino Marcora, Ebe, Roma, s.d.;
  • R. Mazzotta, Giovanni Marcora, in AAVV, Il Parlamento italiano 1861-1992, XXI, 1973-1976, Gli anni difficili della Repubblica, la crisi politica e il terrorismo, Nuova CEI, Milano, 1993;
  • A. Robbiati, Marcora, Giovanni Andrea Umberto, in Dizionario Storico del Movimento Cattolico in Italia 1860-1980 [Aggiornamento 1980-1995], a cura di F. Traniello e G. Campanini, Marietti, Casale Monferrato, 1997, pp. 363-366.
  • G. Borsa, Giovanni Marcora. Un politico "concreto" dalla Resistenza all'Europa, Centro Ambrosiano, Milano, 1999.
  • In occasione della commemorazione del ventesimo anniversario della scomparsa del ministro, tenutasi a Vimercate l'8 febbraio 2003, è stato diffuso un opuscolo intitolato Giovanni Marcora, partigiano, politico, senatore e ministro a vent'anni dalla morte. Nella stessa sede è stato presentato un video, edito dall'Associazione popolari intransigenti, intitolato semplicemente "Giovanni Marcora. 1922-1983".

  • G. Marcora, La Resistenza è di tutti gli italiani, in "Il Popolo Lombardo", 23 marzo 1954, p. 1;
  • Id., Impegno di libertà e di giustizia, in "La voce della Resistenza", 25 aprile 1966, p. 1;
  • Id., Esperienze sociali nella lotta di liberazione, in AAVV, Contenuti e programmi sociali della Resistenza italiana e polacca, Atti del convegno di studio italo-polacco, Roma, 20-21 ottobre 1965, "Conoscersi", 1966, pp. 51-53.

  • G. Scuderi, Marcora l'Albertino con i ribelli per amore. La resistenza dei cattolici nella zona Milano-Ossola-Novara (1943-1945), A.C. Grafiche, Cerbara-Città di Castello, 1985;
  • Diari della Resistenza inverunese, Comune di Inveruno-Cepam, Inveruno, s.d.
  • L. Merli, Antologia de "La Base" A., EBE, Roma, 1971; V. Gallo, Antologia di "Prospettive", EBE, Roma, 1971;
  • Antologia di "Stato Democratico" V. Gallo, 3 voll., EBE, Roma, 1972;
  • G. Rumi, Milano cattolica nell'Italia unita, NED, Milano, 1983, pp. 315-341 (La "Base": una nuova "sinistra" a Milano);
  • G. Tassani, La terza generazione. Da Dossetti a De Gasperi, tra Stato e rivoluzione, Edizioni Lavoro, Roma, 1988, pp. 195-225 (Autocritica e ripresa politica e Battaglie, apparati, correnti).
  • In merito agli interventi marcoriani nel dibattito interno alla Democrazia Cristiana, e, più in generale, sul ruolo ricoperto nella politica nazionale, bisogna fare riferimento agli articoli del politico lombardo apparsi su "Il Popolo" e su "Il Popolo Lombardo", ai discorsi pronunciati durante i Congressi della DC (Atti e documenti della DC, Cinque Lune, Roma, 1959 ss.) e a quelli pronunciati in Parlamento, consultando gli Atti parlamentari.
  • Un dossier per il domani. L'agricoltura nel processo di crescita dell'economia italiana, a cura di G. Marcora, Grafiche Palombi, Roma, [1976].
  • Id., La questione agraria e l'Europa, Edagricole, Bologna, 1979;
  • Id.,Una politica per uscire dalla crisi, Edizioni "La Base", Milano, [1981];
  • Giovanni Albertino Marcora. Preoccupazioni ed allarmi di un ministro, 1979-1982, a cura di G. Capuani, Europìa, Novara, s.d.
  • Giovanni "Albertino" Marcora Ministro della Cooperazione, a cura di E. Senese, Confcooper, Roma, 1993.
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