Da Via Clerici a Piazza Luigi di Savoia.

Dalla DC alla Margherita, al PD.

Tratto dal libro "La Base nel milanese" di Gianni Mainini.

La DC fu fondata a Milano nell’agosto del 1942. La prima sede della DC milanese fu in Via Clerici 5, nell’omonimo quattrocentesco palazzo rimaneggiato nel settecento: una posizione invidiabile, se non altro perché le riunioni più importanti si tenevano nel salone del secondo piano col soffitto affrescato dal Tiepolo. Il primo Congresso provinciale ordinario per la elezione del Comitato Provinciale si tiene nel Salone Vercesi della sede, il 17-18 dicembre 1945, con 274 sezioni in provincia e una a Milano: viene eletto Tommaso Zerbi. Il congresso era stato preparato da Carlo Perini, primo segretario del Comitato Provvisorio Provinciale Milanese.


Tommaso Zerbi, con vice lo stesso Carlo Perini e Giuseppe Lazzati e la Giunta Esecutiva Provinciale è composta da 8 membri tra cui Ettore Massacesi; inizia la vita ufficiale della DC provinciale. Dopo l’assestamento iniziale delle strutture e dell’organizzazione del partito, il primo segretario veramente politico (dal 1946 al 1953) fu Vincenzo Sangalli, padre dell’attuale presidente della Confcommercio e della CCIA di Milano on. Carluccio Sangalli; poi Agostino Giambelli (1953-‘54) e Domenico Dolcini eletto nell’VIII congresso provinciale (compare per la prima volta vicesegretario Giovanni Marcora) quindi Camillo Ripamonti (dal 1955 al 1958).

Ripamonti può essere considerato un antesignano basista, il primo con incarichi di rilievo e che dà visibilità alla Base (tallonato dall’ascesa di Marcora) e che in seguito diventerà apprezzato ministro in diversi dicasteri. Delegati giovanili Gian Carlo Moretti e poi Andrea Borruso. Gli anni dopo il ‘53 (fondazione della Base a Belgirate) vedono emergere sempre più la forza di questa corrente e la leadership di Marcora, che si circonda di personaggi poi assurti a visibilità nazionale (Piero Bassetti, Gerardo Bianco, De Mita, Galloni, Luigi Granelli, Lidia Menapace, etc.) ma che rafforza l’incidenza progettuale della corrente grazie anche alla collaborazione di personaggi più operativi a livello provinciale e locale come Adriana Granelli, Felice Calcaterra e Mario Mauri, tutti collaboratori delle edizioni di Base, Prospettive, Stato Democratico, i periodici di punta del gruppo negli anni ‘54-‘57. Sul fronte moderato nello stesso periodo era nato il settimanale La Discussione (1952, per iniziativa di De Gasperi) che sosterrà anche dopo la sua morte il programma centrista del leader trentino.

In quel periodo si pongono le basi a livello ideologico e culturale per lo sviluppo della politica di centro sinistra prima a livello milanese e poi nazionale, che si attuerà dal 1961 in avanti, proprio con artefice e propulsore la Base. Giovanni Marcora tiene la segreteria dal 1958 al 1968 con l’intermezzo di due anni di Tommaso Airoldi che vince il congresso nel 1961 al Leone XIII. Eletti in comitato provinciale: Marcora Giovanni, Verga Franco, Granelli Luigi, Airoldi Tommaso, Ferrari Gino, Pavesi Dionigi, Rivolta Vittorio, Sangalli Carluccio, Agostoni Lodovico, Riva Domenico, Dolcini Domenico, Carenini Egidio, Venegoni Nino, Andreoni Giovanni, Vercesi Marco, Morazzoni Gaetano, Beccaria Mario, De Mita Enrico, Righi Fulvio, Sfondrini Attilio, Calvi Ettore, Sirtori Piergiorgio, Pariani Stefano.

Sotto la guida di Airoldi la DC in espansione si trasferisce nella sede di Via Nirone 15 dal giugno 1962. Il 14 aprile 1962 la sottoscrizione per la nuova sede di via Nirone. “La Democrazia Cristiana lascia la sede di palazzo Clerici, carica – possiamo dirlo senza retorica – di gloriosa storia. Si trasferirà in via Nirone 15, in ampi locali, razionalmente disposti. Questa iniziativa comporta oneri fortissimi...” Così il segretario provinciale Tommaso Airoldi e il segretario amministrativo Egidio Carenini, che aprono una sottoscrizione, sollecitando tutti gli iscritti ad aderire.

Marcora riconquista la segreteria nel 1963, anche se sul congresso del Leone XIII ci furono molti ricorsi con sospetto di brogli contro la Base. Con la richiesta di un congresso straordinario per questi e altri problemi interni al partito ed in vista delle elezioni politiche viene concordata una Giunta paritetica tra minoranza e maggioranza con segretario provinciale (gennaio ‘63) Egidio Carenini; dal 16 ottobre commissario inviato dalla direzione nazionale è l’on Pio Alessandrini per preparare il congresso del dicembre ‘63 che rieleggerà Marcora.

Al giovanile sono i tempi di Sandro Bertoja (‘64-‘66), più tardi Ezio Cartotto e poi Giorgio La Pira junior, quindi Antonio Ballarin e da ultimo Salvatore Donato (1976) tutti delegati provinciali; prendono rilievo intanto le figure di Maria Luisa Cassanmagnago, Maria Paola Svevo parlamentari poi europarlamentari, Mariapia Garavaglia e Patrizia Toia delegate del movimento femminile provinciale e quindi ministri in diversi governi.

Nel maggio 1964 il Comitato Provinciale approva la relazione del presidente della giunta del PIM (Piano Intercomunale Milanese) Filippo Hazon: un importante documento sull’ordinato e armonico sviluppo dell’hinterland illustrato dal segretario provinciale Giovanni Marcora. Nel 1967 con l’approvazione dell’assemblea dei sindaci, diventa il Progetto Generale di Piano Intercomunale Milanese (progenitore della città metropolitana). Dal 1968 al 1973 il partito provinciale è guidato con grande equilibrio da Camillo Ferrari, avvocato bollatese di stretta osservanza marcoriana, pedina importante nello scacchiere degli equilibri dentro e fuori la Base. Secondo la logica del capo che coordina e concorda la progressione politica dei collaboratori, Marcora non lanciò mai Ferrari in parlamento (cosa di cui Camillo qualche volta si lamentava) ma lo gratificò con la vicepresidenza della Cà de Sass. Al basista Ferrari succede poi il forlaniano Gianstefano Frigerio (1974-1976). In realtà Frigerio si presentava al suo esordio, ed era visto da Marcora, come esponente della nuova generazione basista, dei Cartotto, Dell’Orto... La candidatura interna al gruppo della Base di Vincenzo Dittrich viene scartata. Fu un errore perché si instaurò una visione solo tattica del potere, fondata sulla perennità del fattore K, cioè sulla “conventio ad escludendum” del PCI dalla maggioranza di governo del Paese. E si innescò la stagione dell’affarismo privato che poi ha condotto il Partito alla fine con Mani Pulite dopo il crollo del muro di Berlino.

È interessante riportare l’elenco dei membri eletti in quel XVII congresso provinciale, che assumeranno nel tempo sempre maggior visibilità politica. Lista di Base: Gianstefano Frigerio, Felice Calcaterra, Renzo Fontana, Ezio Cartotto, Camillo Ferrari, Andrea Borruso, Giuseppe Giovenzana, Vittorio Rivolta, Dario di Gennaro, Mariapia Garavaglia, Vincenzo Dittrich, Alberto Garocchio, Osvaldo Ornaghi. Lista Impegno democratico - Iniziativa Popolare: Gaetano Morazzoni, Carluccio Sangalli, Luigi Noè, Egidio Carenini, Massimo Costa, Dionigi Pavesi. Lista Forze Nuove: sinistra autonoma (riferita a Moro): Nadir Tedeschi, Angelo Caloia, Ambrogio Prina, Aurelio Cozzi, Ambrogio Colombo, Giancarlo Pelosi, Luigi Baruffi.

Lista Concentrazione Democratica Iniziativa Popolare Nuove Cronache: Gino Colombo, Massimo De Carolis, Giovanni Andreoni, Antonio Salvini, Salvatore Cannarella, Nino Pisoni. Per il diciottesimo congresso provinciale del dicembre 1976, Mazzotta che si sarebbe poi dimesso nel febbraio successivo da sottosegretario all’agricoltura di Marcora nel Ministero Andreotti in contrasto con la Base sulla strategia dell’apertura a sinistra verso il PCI da coinvolgere in responsabilità di governo, presenta una propria lista e vince inaspettatamente con una compagine composta di basisti critici-dissidenti, centristi e aclisti. Dal ‘79 all’‘81 ritorna segretario Frigerio in forza di un accordo tra i due leader della Base e Forze Nuove, Marcora e Vittorino Colombo, che rappresenta un compromesso tra le esigenze della sinistra e della destra (anche in considerazioni degli impegni ministeriali dei due capicorrente) col risultato di alimentare un grande malumore tra i colonnelli delle due fazioni, interdetti nella scalata alla segreteria. La candidatura mette inoltre in sordina i problemi economici del partito già emergenti di cui si faceva carico prevalentemente il segretario stesso. Nel settembre del 1981 dopo Frigerio diventa segretario provinciale Nadir Tedeschi, rimasto in carica anche se contestato duramente, fino al giugno del 1983 quando rientra in Parlamento. Sia al Regionale che al cittadino inizia un lungo periodo confuso.

Dario Di Gennaro gli succede tenendo la segreteria fino al dicembre 1984. Nel corso della sua gestione si avverte un’impressione di caduta verticale della capacità di presenza e di presa popolare del partito: a riprova, contrariamente a quanto succedeva negli anni passati, le manifestazioni e raduni in occasione della venuta di qualche personaggio nazionale, venivano fatte in luoghi ristretti, per evitare l’impressione che la platea fosse vuota. Per far fronte a questa situazione cedevole, di arretramento, si organizzò una convention all’americana con De Mita segretario nazionale ed altri big a Milano per ridare visibilità al partito. Già nelle elezioni di fine dicembre ‘84 le votazione per il segretario vennero fatte solo dai segretari sezionali e membri della direzione, in una anticipazione delle primarie. Riuscì eletto per soli 2 voti (151 contro 149) Antonio Ballarin. Dal 1985 al 1989, ultima espressione diretta basista, Antonio Ballarin, professore e ricercatore di fisica, già delegato giovanile nel 1974, cerca di distanziare il partito dalle avvisaglie di montanti episodi di corruzione di singoli esponenti, lasciando il testimone a Carluccio Sangalli che con la sua esperienza e conoscenza degli ambienti e della macchina interna ridà ordine almeno temporaneo al partito che ormai è una compagine in disfacimento. Siamo a fine ‘91: gli succede nel 1992 Paolo Lazzati (cui faceva da assistente Maurizio Bernardo – poi eletto deputato in Forza Italia) che tiene la segreteria solo un anno. Lazzati scomparirà prematuramente qualche tempo dopo la fine del suo mandato. Nel ‘93 la segreteria viene quindi commissariata insieme al Regionale e al Comunale da Guido Bodrato, su decisione di Forlani segretario del partito nazionale. “Luogotenente” al Provinciale il bresciano Riccardo Marchioro, amico di Martinazzoli.

A giugno dello stesso anno viene eletto segretario con un regolare congresso di Sesto S. Giovanni Livio Tamberi, bocconiano dirigente di azienda e poi di società pubbliche del settore energia. Succede a se stesso diventando primo segretario provinciale del Partito Popolare e trasferisce la sede da Via Nirone 15 a Via Edolo 19. Tamberi si candiderà nel 1995 a presidente della Provincia ottenendo un insperato successo; dopo di lui in provincia Ombretta Colli, Filippo Penati e poi Guido Podestà. Segretario amministrativo di via Edolo è Mario Usellini, parlamentare, che non riesce a sanare la situazione economica della vecchia DC e lascia improvvisamente l’incarico senza alcuna motivazione. La DC già non esisteva più, perché Martinazzoli, segretario nazionale dal ‘92, nel gennaio ‘94 lasciava il partito dando le dimissioni con un fax dalla carica. Scattava la scissione con la costituzione del CCD di Casini, Mastella, Ombretta Fumagalli, D’Onofrio.

Nel frattempo viene eletto segretario PPI Buttiglione, che improvvidamente schiera il partito nel centro destra con Silvio Berlusconi, senza congresso o decisione del Consiglio Nazionale. A questo punto Giovanni Bianchi, già presidente del partito, e Gerardo Bianco, capogruppo DC alla Camera con Rosa Russo Jervolino e altri, scelgono l’alleanza di centro sinistra mantenendo il nome di PPI, mentre Buttiglione va con la destra metamorfosizzandosi nella sua nuova creatura CDU (Cristiani Democratici Uniti). Progressivamente Gerardo Bianco ricostruisce il PPI (che raggiunge il massimo del 16% alle elezioni politiche del 1996) che passa nelle mani di Francesco Marini e poi di Pierluigi Castagnetti nel memorabile congresso di Rimini del 1999 in cui Luigi Granelli si dimette dal PPI stesso: “Quando il dibattito sulle idee sparisce nel partito,il partito rischia molto. Restano solo i contrasti personali... Si discute infatti più di forme organizzative, di statuto, di regole, di come ognuno si elegge i suoi consiglieri nazionali a parte dal Congresso, piuttosto che invece di questioni politiche”.

Luigi Granelli, già commissario a Monza dal ‘94 al ‘95, viene quindi nominato commissario a Milano e porta il partito alla normalità gestionale politica. Nel congresso delle Orsoline di Viale Maino Granelli passa le consegne a Enrico Farinone epigono basista, segretario dal 1996 al 2000, votato in contrapposizione ad Alberto Notarpietro, supportato dall’Azione Cattolica. Enrico, di forti simpatie morotee, era già stato delegato giovanile provinciale della DC dal 1981 al 1985, collaboratore di Vincenzo Bianchi in Milano Metropoli. Farinone diventerà poi deputato dal 2006 al 2008 e dal 2008 al 2011. Durante la sua segreteria il ritrovato impegno politico del partito è testimoniato dalla pubblicazione del libro “L’idea avanzante della società” – 1998, in cui Enrico, con riflessioni socio-politico-culturali prende l’occasione della ristampa di alcuni discorsi di Moro per riaffermare la netta distinzione tra cattolici conservatori e cattolici democratici.

Cattolici democratici di cui è stato uno degli ultimi esponenti prima della trasmigrazione nella Margherita e poi nel PD, dove rimane con qualche perplessità ed un atteggiamento critico. Significativo il suo libro “Nel PD ma non in silenzio”. Vincenzo Ortolina, dirigente regionale del settore Interventi sociali (già Famiglia e politiche sociali), consigliere della Provincia di Milano dal 1995, succede con una continuità ideale a Farinone nel 2000. Ortolina è stato in tutti quegli anni l’unico riferimento per il Partito Popolare in quella istituzione, guadagnandosi la stima degli amministratori locali che in lui hanno sempre avuto un interlocutore disponibile e preparato. Assieme a Patrizia Toia prepara la transizione alla Margherita, portando in tutte le sezioni del partito il dibattito sugli indirizzi del comitato costituente la Margherita, in particolare riguardo al peso della cultura cattolica democratica all’interno dei principi fondanti del nuovo soggetto. Con la presidenza di Filippo Penati in Provincia, nel 2004 diventa presidente del Consiglio Provinciale.

Il trasferimento del partito in Piazza Luigi di Savoia, 22 avviene nel 2003, unendo la Margherita Provinciale a quella già da poco insediata Regionale (per l’inizio il contratto di affitto è infatti intestato al tesoriere regionale Francesco Calvello, cui succederà Carla Pagani). Come noto la Margherita nasce col Congresso costitutivo di Parma del 22-24 marzo 2002 dalla fusione del gruppi PPI, Democratici (Parisi e Prodi), Rinnovamento (Dini), UDR (Mastella). Soggetto riformista di centro sinistra che poi aderisce alla coalizione elettorale dell’Ulivo, non raggiungerà mai più del 14% di consensi elettorali e si fonderà nel 2007 nel PD.

Primo segretario della Margherita diventerà nel 2003 Patrizia Toia, senatrice, che nel successivo 2004 verrà eletta al Parlamento Europeo. Poi Patrizia Toia guiderà la Margherita fino quasi alla confluenza nel PD, quando nel 2007 diventa primo segretario Giovanni Bianchi eletto al congresso provinciale di Sesto S. Giovanni. Gli succede Ezio Casati segretario PD dal 2008 al 2011, che era subentrato a Rosaria Rotondi come assessore alla Provincia di Milano dal 2007 al 2009. Il resto è storia del PD dei nostri giorni, coi segretari Roberto Cornelli (dal 2011 al 2013) e Pietro Bussolati dal 2013 ad oggi.

PS: benché sia chiaro in tutto il testo, ricordo che a seguito della disgregazione dalla DC, il passaggio nel PPI - Margherita - PD riguarda solo una parte della DC, soprattutto la sinistra, mentre quasi tutto il centro e la destra del partito confluiscono nel CDU e in Forza Italia.

SEGRETARI PROVINCIALI dal 1945 al 2007

1945 CARLO PERINI
45-46 TOMMASO ZERBI
46-53 VINCENZO SANGALLI
53-54 AGOSTINO GIAMBELLI
54-55 DOMENICO DOLCINI
55-58 CAMILLO RIPAMONTI
58-61 GIOVANNI MARCORA
61-62 TOMMASO AIROLDI
63 EGIDIO CARENINI
63 PIO ALESSANDRINI
63-68 GIOVANNI MARCORA
68-73 CAMILLO FERRARI
74-76 GIANSTEFANO FRIGERIO
76-79 ROBERTO MAZZOTTA
79-81 GIANSTEFANO FRIGERIO
81-83 NADIR TEDESCHI
83-84 DARIO DI GENNARO
85-89 ANTONIO BALLARIN
89-91 CARLUCCIO SANGALLI
92 PAOLO LAZZATI
93 RICCARDO MARCHIORO
93-94 LIVIO TAMBERI (DC)
94-95 LIVIO TAMBERI (PPI)
95 LUIGI GRANELLI (PPI)
96-2000ENRICO FARINONE (PPI)
00-02 VINCENZO ORTOLINA (PPI)
03-07 PATRIZIA TOIA (MARGHERITA)
2007 GIOVANNI BIANCHI (PD)