Centro Studi Marcora

PIGNAGNOLI

undefinedCARISSIMI,

VI INFORMO CHE LUNEDI ULTIMO 20 MARZO CORRARDO PIGNAGNOLI CI HA LASCIATO.

E STATO CAPO DELLA SEGRETERIA TECNICA DI MARCORA AL MINISTERO DELL’AGRICOLTURA DAL 74 ALL’80.

HA RACCOLTO TUTTI GLI INTERVENTI DI MARCORA A BRUXELLES BASE PER IL LIBRO DI EMANUELE BERNARDI : MARCORA COSTRUIRE L ‘EUROPA PRESENTATO PER IL QUARANTESIMO L0 SCORSO 4 FEBBRAIO A INVERUNO.

UN ALTRO GRANDE AMICO CHE SE NE VA.

UN SALUTO CARO ALLA MEMORIA.

GIANNI MAININI

Sabato 11 febbraio ci ha lasciato Mario Mauri, Mariolino.

Carissimi

una notizia che non avrei mai voluto darvi.

 

Mauri

 

Sa3bato 1 1 febbraio ci ha lasciato Mario Mauri, Mariolino.

Negli ultimi tempi era sofferente di cuore ma ancora il giorno prima mi aveva chiesto come era andato il convegno per il quarantesimo della morte di Marcora.

Ho conosciuto Mario diversi anni fa quando molti amicci basisti si trovavano per le ferie al Residence Napoleon di Procchio(Elba): Luigi Granelli,i Calcaterra,Gigi Locatelli e a volte Gianni Locatelli ma la sua fama lo aveva preceduto.Con i quali si era intessuta una sincera amicizia, non solo politica.

Era già vedovo della moglie Claudia,morta prematuramente che riposa a Brinzio.

Aveva una grande cultura, ma era di una modestia e affabilità disarmante. Sapeva stare in prima fila come in platea.

Lo ricordo all’inizio degli anni 2000 a presentare all’Ambrosianeum il libro di Chiara Mattesini0; La Base un laboratorio di idee per la Democrazia Crristiana.

Alle riunioni in vi3a Mercato interveniva solo per considerazioni generali, che inquadrassero i problemi in un contesto ampio.

Aveva fondato con Felice Calcaterra il Circolo Marcora di via Boschovic, pensatoio di vecchi democristiani e basisti, da cui periodimant4e tras4metteva puntuali riflessioni auguri e profilo di amici che ci lasciavano. Lui e il circolo erano rimasti gli ultimi epigoni di una storia gloriosa.

Parlare con lui era rilassante; rendeva accessibili anche gli argomenti difficile con uno stile canzonatorio a volte dissacrante. Aveva la battuta pronta con la quale dissacrava la seriosità di certi personaggi.

 

Della sua scomparsa ha parlato domenica il TG3 e diversi giornali:

Il Giorno

E’stato giornalista Rai negli Sessanta, aveva lavorato alla Domenica Sportiva ed era stato caporedattore al Tg. Mario Mauri è morto a 92 a Milano in una clinica dove era ricoverato da tempo. Iscritto all’albo dei professionisti dal 1960, tifoso del Milan la cui passione era sempre separata dalla professionalità, finita la carriera giornalistica Mauri si era dedicato alla partecipazione attiva della vita di Brinzio, paesino in provincia di Varese di dove era originaria la famiglia della madre: là aveva ricoperto la carica di sindaco dal 1970 al 1979.

I funerali sono previsti per martedì a Brinzio dove verrà sepolto nella tomba di famiglia.

Repubblica

Lutto a Brinzio: è scomparso oggi, sabato 11 febbraio, Mario Mauri, sindaco dal 1970 al 1979, di professione giornalista. Aveva 92 anni. Nel 2021 l'amministrazione comunale l'aveva premiato per la sua attività a favore della comunità, assegnandogli la civica benemerenza.

Da giornalista, Mauri può vantare una lunga carriera in Rai, dove è arrivato a essere caporedattore della Tgr. L'annuncio della scomparsa è stato dato proprio dal Comune, che l'ha voluto salutare con un lungo post di commiato. "Con lui scompare un altro tassello di una generazione di uomini e donne illuminati che nei difficili e turbolenti anni settanta seppero tenere 'la barra a dritta' lavorando incessantemente in campo politico-amministrativo per il bene di tutti noi - si legge nel messaggio - Legatissimo a Brinzio, fu Sindaco dal 1970 al 1979. Con lui la nostra collettività si svegliò dal torpore della normalità quotidiana per intraprendere un decennio di grande fermento e grandi investimenti che segnarono in maniera incontrovertibile un nuovo modo di amministrare".

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Virginio Rognoni

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Virginio Rognoni si è spento nella notte tra il 18 e 19 settembre nella sua casa, cascina gentilizia di Ca della Terra, Pavia. Classe 1924 laureato in giurisprudenza è stato ministro dell’Interno nei difficili anni 1978 -83 seguiti all’assassinio di Moro, poi anche ministro della Giustizia e della Difesa: Vice presidente de CSM dal 2002 al 2006.Dopo la DC aveva aderito al Partito Popolare e poi al PD. Lo avevo sentito prima dell’estate per comunicargli se voleva presiedere nel prossimo 2023 le manifestazioni di celebrazione del 40° anniversario della morte di Marcora. L’ultima uscita pubblica col Centro Studi Marcora,di cui era presidente onorario, fu nel dicembre 2019 a Palazzo Marino in occasione del ventennale della scomparsa di Luigi Granelli. Poi la pandemia aveva sospeso le attività in pubblico. Da ministro dell’interno aveva un ufficio a Milano all’inizio di via Meravigli con la presenza di una zelante segretaria. La sua carriera politica inizio quando Marcora lo propose-impose nella lista DC della Camera del collegio Milano Pavia nel 1968. E da valente ma ancora sconosciuto professore di diritto risultò tra i primi eletti sugli 80 candidati del collegio.Da allora per gli amici era “Gingio” e fu una delle colonne della Base con Granelli, De Mita: ministro, gentiluomo e iuventino: anche in questo del tutto simile a Marcora. Una sera dell’autunno1978 ci trovammo con Marcora dopo una riunione in sezione Dc Inverno nella vicina trattoria Brera dove davanti ad un minestrone fumante preparato dal ristoratore e coetaneo di Albertino, Franco Garagiola. Marcora gli faceva presente le sue preoccupazioni perla situazione economica e insieme esternavano i dubbi sulla situazione politica a pochi mesi dall’uccisione di Moro. Preoccupazioni che poi furono documentate nel bellissimo opuscolo di Gian Maria Capuani “Preoccupazioni e allarmi di un ministro”. Come già con Taviani, Marcora lo chiamava spesso per essere aggiornato sulla situazione dell’ordine pubblico. Quando cambiammo nome alla via Roma per intitolarla a Marcora si complimentò per la dizione utilizzata : Ministro della Repubblica.

Aveva partecipato a tutte gli anniversari di commemorazione di Marcora alle varie edizioni del Premio Marcora,le ultime nella sede della provincia di Lodi con Guerini e Santantonio. Il suo portamento signorile, sottolineato anche dalla figura elegante,snelle e slanciata gli conferiva una aurea di importanza e di rispetto che lui tendeva a sminuire con un comportamento amichevole e disponibile,soprattutto con chi gli era vicino,come quando radunava tutti nella sua cascina in occasione dei compleanni. Gli amici e la politica lo rimpiangono per una testimonianza di vita esemplare che ha dato dignità alle istituzioni servendole nelle varie posizioni occupate. Da quando era diventato ministro la sua figura fu soprattutto di uomo delle Istituzioni piuttosto che di partito, anche se la sua storia di cattolico democratico, esponente di punta della sinistra DC non potrà mai essere sottaciuta. Anche da “pensionato” non tardava a far sentire la sua opinione su vari quotidiani nazionali come per esempio sulla Repubblica del 22 giugno 2020 a proposito del CSM ( e la moralità da recuperare) o sul Corriere anni prima quando affermava che era sta scelto Ministro della Giustizia (1986-7) per il suo equilibrio e la sua sobrietà.Equilibrio e sobrietà che ci mancheranno.

Gianni Mainini

 

Pubblichiamo anche un intervento di Mario Mauri del circolo Marcora di Milano

Il circolo Marcora di Milano ricorda con affetto e ammirazione l'esemplare esperienza politica dell'amico Virginio Rognoni che oggi ci ha lasciato. Ha reso grandi servizi al Paese: ministro degli Interni nel drammatico periodo succeduto all'assassinio di Aldo Moro, protagonista della guida del mondo democratico nella lotta finale contro la malavita terroristica, esponente autorevole del consiglio superiore della Magistratura. Coronamento, quest'ultimo, di una rigorosa formazione culturale e scientifica che si espresse in lunghi anni di insegnamento universitario. Ebbe il grande dolore della morte prematura della moglie, sventura che sopportò con grande anche se straziata dignità, sorretto affettivamente dalla sua bella famiglia. Sullo sfondo di questo impegnativo quadro biografico ci fu sempre, in ogni momento. la capacità di trasmettere serenità e sicurezza in chi gli fu vicino per affetto, amicizia, collaborazione, militanza politica. Grande qualità della sua esperienza politica è stata ancora la coerenza. Fu sempre dalla stessa parte, quella del cattolicesimo democratico, di una sinistra politica attenta al rinnovamento dello Stato nella ricerca di equilibrio tra i poteri istituzionali e le parti sociali. Una perdita, la sua, ma anche una grande lezione di equilibrio e di concretezza per la politica di oggi nel ricordo del suo vissuto.

Funerali Virginio Rognoni

 

Venerdì 23 settembre

 

Ore 11

 

Santa Maria del Carmine

Pavia

Un lutto ed una considerazione..

Carissimi

vi comunico un lutto e una considerazione sulla situazione politica.

Saluti

Gianni Mainini

 

LUTTO

Domenica 17 ci ha lasciato a 79 anni l’amico Gianluigi Vercesi.

Da tempo aveva condotto una vita ritirata, dopo aver ricoperto ruoli di responsabilità all’IRER, LOMBARDIA RISORSE, Istituto Ortopedico Gaetano Pini, Casa di cura Capitanio.

Giovanissimo aveva frequentato Gioventù Studentesca di don Giussani; poi nel 1970 aveva aderito

alla DC di via Nirone, guidata dalla corrente di Base di Marcora e Granelli (al tempo segretario Camillo Ferrari).

Si impegna quindi nel movimento giovanile a fianco dell’allora delegato provinciale Giorgio La Pira a cui succede nell’incarico contribuendo ad allevare una bella squadra di giovani (Ballarin,Elli,Donato,Dincao,Fossati,Farinone,Caspani,Riboldi,Carrera,Parolini ..)tutti arrivati alla dirigenza del Movimento Giovanile e della DC in vari livelli.

 

 

 

CORSI E RICORSI (CON LE DOVUTE PROPORZIONI)

Quando nel 1980 Forlani lasciò fuori dal governo Marcora, efficientissimo ministro e stimatissimo a Bruxelles, ci fu un coro di critiche e commenti indignati: riporto quello dell’allora commissario e precedente presidente CEE Xavier Ortoli:”solo l’Italia sa offrirsi il lusso di lasciar fuori dalla direzione del paese un uomo di quella competenza”.

Qualche somiglianza con la defenestrazione di Draghi?

I vizi della partitocrazia vengono da lontano.

 

In ricordo di De Mita

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Carissimi

vi trasmetto un dovuto breve ricordo di De Mita.

 

Nel giorno dell' addio a Ciriaco De Mita ricordo la sua formazione di giovane universitario alla Cattolica di Milano assieme a Gerardo Bianco e Riccardo Misasi quando incontra la neonata Base di Marcora con cui stabilira' un consonanza politica di una vita.Credo che il più bel complimento glielo fece Agnelli chiamandolo "pensatore della Magna Grecia"sia pure in tono sarcastico.

Pensatore del sud come tanti importanti filosofi e meridionalisti che Marcora porto' alla segreteria del partito nel XV congresso DC nel maggio 1982 secondo il disegno di fortificare il partito con l' acume logico dei meridionali e il governo con la capacità pratica dei settentrionali ( con una semplificazione i sudisti al partito , i nordisti al governo).Un disegno incompiuto per la prematura scomparsa di Marcora.

 

Ricordiamoli insieme questi due personaggi esemplari che hanno dato dignità alla politica.

 

 

Saluti

Gianni Mainini

 

E' morto NADIR TEDESCHI

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E’ morto NADIR TEDESCHI, già segretario Dc milanese e deputato.
Esponente della sinistra dello Scudocrociato, è stato relatore della legge istitutiva del Ssn Servizio Sanitario Nazionale.
Si è spento all’età di 91 anni l’ex deputato Nadir Tedeschi, arresosi a un’aggressiva malattia. Originario di Badia Polesine, già dirigente Olivetti, ha dedicato la vita a una lunga militanza politica. Componente della sinistra democristiana, collaboratore stretto di Vittorino Colombo, è stato eletto alla Camera già nel 1976 divenendo correlatore della legge istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale. Nel periodo di lavoro come deputato ha svolto attività legislativa come relatore e correlatore delle leggi di formazione professionale e part-time. È stato membro delle commissioni parlamentari Lavoro, Industria, Difesa e vicepresidente della Bicamerale per le Partecipazioni Statali. Dirigente della DC provinciale e nazionale, è stato segretario della DC milanese. Rieletto deputato nel 1983, è rimasto alla Camera fino al 1987.
Vittima del terrorismo, il 1º aprile 1980 è stato gambizzato dalle Brigate Rosse della Colonna Walter Alasia durante una incursione presso la sede alla Democrazia Cristiana in Via Mottarone 5 a Milano.
Cosi lo ricorda l’amico Vincenzo Ortolina.
Anche Patrizia Toia lo ricorda .
La notizia della morte di Nadir Tedeschi è un altro duro colpo per chi l'ha conosciuto e stimato, ma anche per tutto il mondo politico, perché la sua figura è stata di grande rilievo e ha dato alla politica un grande esempio di impegno sociale, culturale e umano. Dirigente della Olivetti, deputato e tanti altri ruoli ricoperti gli hanno permesso di lavorare per lo sviluppo del nostro tessuto sociale ed economico, a partire dalla legge sul Servizio Sanitario Nazionale a quella sulla formazione professionale e sul part-time, di cui fu correlatore.
Un pensiero e un abbraccio sincero alla sua famiglia e ai suoi cari, nel ricordo di un uomo colto, sensibile ed integerrimo.
Accanto al ricordo di Vincenzo Ortolina e quello di Patrizia Toia aggiungo quello della mia frequentazione con lui dai tempi della DC di Via Leopardi fino a Piazza Luigi di Savoia, nei vari passaggi dal PPI alla Margherita al PD.
Era sempre attento e orgoglioso della sua storia e traspariva la sua identità di uomo della sinistra DC di provenienza aclista preoccupato di non disperdere il patrimonio di esperienze che potevano essere di insegnamento per i più giovani.
Era anche assiduo frequentatore delle riunioni del Circolo Marcora di Milano (ex Upel) dove le considerazione sull’ evolversi delle varie vicende politiche lo vedevano lucido interprete.
Ricordo anche il puntuale commento ad ogni messaggio del Centro Studi: non uno rimaneva senza una sua parola di approvazione o di critica.
Era uno molto disponibile, con cui era difficile litigare.
Negli ultimi anni dopo la morte della moglie era un po triste,e andavaspess a trovarla al cimitero di Badia Polesine, suo paese natio.
Un altro pezzo di umanità e della nostra storia ci viene a mancare :grande dolore e dispiacere.
Mi unisco al dolore della famiglia.
Gianni Mainini

SANDRO CANTU'

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Carissimi

È con vero dispiacere che deve parteciparvi l’annuncio della scomparsa ieri di Sandro Cantù, amico sincero,democristiano e basista integerrimo, figura esemplare del mondo cattolico vimercatese.

Classe 1942,da tempo sofferente per piccoli disturbi,non ha superato le ultimi crisi.,anche per il covid.

E’ stato segretario di zona di Vimercate, assessore ad Agrate suo paese di residenza,presidente del Consorzio Est milanese per la raccolta rifiuti e segretario provinciale della Margherita della neonata provincia di Monza.

Ha saputo gestire con capacità lo sviluppo politico della zona, tanto che i due leaders della Base , Marcora e poi Granelli ,si sono sempre candidati nel collegio di Vimercate ;zona che ha fornito al partito personaggi eccellenti ,basti citare tra gli altri Maria Luisa Cassamagnago europarlamentare Ezio Riva presidente della provincia e Vittorio Arrigoni consigliere. Purtroppo abbiamo perso da non molto sia Arrigoni che Airaghi,gli altri due pilastri del Vimercatese.

Ci siamo frequentati spesso a convegni e riunioni del gruppo ,ma in particolare ho apprezzato la sua disponibilità quando in occasione della stesura del libro LA BASE NEL MILANESE gli avevo chiesto di vergare il capitolo sul Vimercatese.

Il titolo fu ,con orgoglio, e non poteva essere altro, Vimercatese ,un feudo basista. Dopo aver citato tutti i politici locali,sindaci,amministratori ,amici impegnati concludeva :dalla base bisogna ripartire per chiarire il senso dell’appartenenza politica ,alla base bisogna ritornare interrogando la coscienza perché quella appartenenza diventi azione. I basisti hanno contribuito, sia pure coi limiti delle loro azioni ,ad un pezzo del storia della loro zona (e del paese aggiungo).

 

Gianni Mainini

Parlo di un amico molto simpatico, oltre che bravo e efficiente nella iniziativa politica. Ho condiviso con lui la militanza (palazzo Clerici, via Nirone, via Mercato, teatri comunali e saloni parrocchiali) non una personale amicizia, ma la condivisione di entusiasmi, emozioni, arrabbiature. Gestiva con modestia e allegria una posizione che allora nel partito e nella corrente era di tutto riguardo. Nella nostra memoria Vimercate era legata a nomi come Merzagora, Marcora, Granelli: uno dei collegi "sicuri", che contavano. Cantù, in qualche modo faceva parte della leggenda come segretario, mi par di ricordare, di quella zona, ma senza spocchia (e ti regalava anche generosamente un bel sorriso).Vimercate a ogni scadenza elettorale veniva agli onori della cronaca per l'importanza del suo elettorato, dei suo voto, dei suoi eletti. E nessuno pensava, dopo lo scrutinio dei voti, gli evviva, la bicchierata che tra l'una e l'altra elezione c'erano di mezzo anni di lavoro, di impegno, di passione, di serate con la sezione da tenere aperta, la gente di cui interpretare attese, desideri, pretese, mugugni, l'accordo da trovare tra correnti, interessi, situazioni sociali diverse, i liberali che angosciavano i borghesi con la paura dei bolscevichi e i comunisti che raccontavano balle sui paradisi sovietici. Cantù è stato , per anni un pezzo di questo lavoro, uno di quelli che tra una legislatura e l'altra, tra un successo elettorale e l'altro hanno tenuto in piedi la baracca. E quanto non fosse facile e scontato lo si sarebbe visto di lì a qualche anno quando per motivi che venivano da lontano tutto cambiò in pochi mesi. Onore al merito, caro amico, e riposa in pace.

Mario Mauri

 

Ezio Cartotto, si è spento il 26/3/2021

Carissimi

 

si è spento questa notte a Monza Ezio Cartotto.

 

Classe 1943 , è stato uno dei giovani rampanti del Movimento Giovanile ai tempi delle segreteria provinciale di Marcora negli anni 60 ,assieme ad altri giovani emergenti come Bertoja Mazzotta Frigerio e poi Giorgio La Pira Salvatore Donato Gianni Dincao.Dotato di una cultura filosofica umanistica notevole, capace oratore ed affabulatore ,era una delle promesse della Base.Direttore anche del Popolo Lombardo.

Purtroppo l’esperienza negativa del CIPES (la cooperativa edilizia impiantata con altri amici che ebbe una fine ingloriosa) gli tarpò le ali.

Ma lui rimase sempre legato alla politica, soprattutto in Brianza .Qui incontrò la Fininvest e divenne consulente di Berlusconi collaborando insieme a Dell’Utri alla fondazione di Forza Italia,di cui scrisse parte del programma.

 

Di carattere estroverso e aperto, di cultura umanistica notevole e appassionato cultore di libri e di storia, intellettuale senza molto senso pratico, ha continuato la sua passione ed il suo interesse per la politica e l’impegno sociale scrivendo libri e riviste: tra gli altri Brianza e DC e tra gli ultimi Gli Occhiali di Machiavelli. Ma la sua vivacità si era spenta dopo la perdita della moglie pochi anni fa. Ultimamente malaticcio era un po’ ritornato al primo amore avvicinandosi agli ambienti della ex DC e della Base

per la quale si era infervorato al punto di ipotizzare iniziative importanti.

 

Se ne va una figura un po’ controversa ed eclettica, ma pur sempre un democristiano e un basista.

Lo ricordiamo e lo rimpiangiamo.

 

Gianni Mainini

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Vincenzo Dittrich ci ha lasciato

undefinedBuongiorno carissimi,

Mi spiace comunicarvi che il giorno 5 di marzo ci ha lasciato Vincenzo Dittrich.

Avvocato milanese,anche se di origini austriache, classe 1934 , Vincenzo è stato uno dei giovani rampanti della Base e della DC milanese ai tempi gloriosi delle segreterie Marcora e Ferrari , membro della direzione provinciale con Calcaterra,Cartotto,Borruso, Rivolta,Giovenzana,Garavaglia .. ….

Aveva avuto incarichi ,anche data la sua professione ,in vari consigli di amministrazione dopo essere stato nei suoi primi passi in diversi consigli del gruppo ENI.

Si era poi posto in un atteggiamento critico verso la corrente, fino a distaccarsene completamente ( ma anche dalla politica attiva in generale) pur continuando ad intervenire su vari temi sociali alla radio e su riviste specializzate .

Il motivo principale era stato un dissidio al XVII congresso provinciale del 74 quando la Base designò Frigerio come segretario successivo a Camillo Ferrari ,a cui lui era contrario , come scelta alternativa alla sua ; lui non ebbe successo ( ma purtroppo ebbe ragione).

Dal 1978 per un decennio è stato direttore di Radio HInterland, promossa a Binasco dall’allora segretario Pietro Leitner con la collaborazione di Luigi Granelli ,data la sua posizione di direttore del Popolo Lombardo; era stato anche vicepresidente dell’IACP e altre cariche minori.

Ricordo il suo intervento nel maggio 2012 all’Ambrosianeum alla presentazione del libro di Mariachiara Mattesini “La Base ,un laboratorio di idee per la Democrazia Cristiana” quando affermava :” se vogliamo prendere lo spunto per l’avvenire non è più tanto interessante la storiografia delle origini ,ma è più importante capire le ragioni di quello che è accaduto fino alla fine della DC. Avevamo uomini alla guida del partito e del governo: per quali ragioni il partito è crollato ,non ha avuto uno sforzo di difesa e di resistenza?”

Il suo atteggiamento critico si era consolidato, assieme al distacco sempre crescente dalla politica.

Ha continuato a fare il professionista nel suo studio di via Santa Croce ,nel cuore della Milano popolare di S .Eustorgio –Porta ticinese fino alla fine :è un altro amico che ha lasciato il segno nelle vicende della DC e della Base.

Lo ricordiamo con nostalgia.

Gianni Mainini

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DITTRICH

DI MAURO MAURI

La morte di Vincenzo Dittrich rattrista sia perché se ne è andato uno con cui hai condiviso idee e partecipazione poiltica negli anni delle speranze e degli entusiasmi, delle solidarietà e degli scontri, sia perché il ricordo della persona con cui si è vissuto tutto questo è legato, come ci ha ricordato Mainini, più alle delusioni che ai successi delle nostre battaglie politiche. Dittrich, per quel che so, ha avuto una bella vita privata e professionale, ricca di soddisfazioni, era "un bel fioeu", parlava bene, sosteneva con energia le sue idee, anche se la "grinta" polemica si scioglieva spesso in un accattivante sorriso. La sua bravura di uomo di legge lo aveva anche fatto entrare in "giri" interessanti del potere pubblico aziendale (mi ricordo della sua partecipazione a importanti consigli di amministrazione). Eppure a un certo punto se ne andò, non lo trovammo più nei nostri incontri. Maturò individualmente quel distacco dalla politica che di lì a qualche anno sarebbe diventato esperienza subita o scelta da tutto il gruppo della sinistra di cui aveva fatto parte. Un'esperienza di cui gli elettori presero ben presto atto rivolgendo altrove il loro voto. E se vogliamo ricordare Dittrich in modo non convenzionale, omogeneo alla franchezza un po' ruvida dei suoi comportamenti politici che non sempre molti di noi hanno condiviso, pur rispettandoli, ci viene da chiederci: che cosa non ha funzionato nel nostro modo di affrontare i problemi del partito in cui militavamo, della società in cui operavamo, nello Stato in cui facevamo politica se i motivi di divisione hanno finito per prevalere su quelli della unità verso cui, per di più, ci spingevano legami di amicizia personale? E una prima risposta mi sembra venire dal fatto che le responsabilità istituzionali che molti di noi hanno assunto, per tante ragioni di opportunità o di necessità non sono sempre state accompagnate dalla realizzazione dei progetti e degli ideali che ci avevano spinto all'impegno politico. Il momento della concretezza si è rivelato spesso in contraddizione con quello delle scelte ideali. Nei vari ruoli dirigenti o gregari che abbiamo assunto siamo spesso riusciti a gestire bene l'esistente ma non a cambiare le cose nel modo che avevamo progettato. E nello spazio vuoto tra il come eravamo e il come avremmo voluto essere si sono infilate incomprensioni e divisioni. Che ne dici, Vincenzo? Forse è per questo che a un certo punto abbiamo smesso di far cose assieme. Ad ogni modo quel tanto o poco che abbiamo fatto è sufficiente ad avere di te un bellissimo ricordo.

Mario Mauri

 

Emilio Ardo

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Carissimi

Mi dispiace interrompere la speranza di un nuovo anno più sereno di quello trascorso con la notizia della scomparsa proprio all’affacciarsi del 2021 dall’amico Emilio Ardo.

Nato a Legnano il 23 marzo 1944 , Emilio aveva la politica nel sangue. Ha sempre operato con grande alacrità sia nel locale che in tutta la zona nelle file della DC e della Base.

Aderì prontamente alla Base nel periodo ‘ 60-70 dopo aver partecipato ad un convegno di gruppo a Boario insieme a molti giovani emergenti nel periodo ’60 -70 ,quale Patrizia Toia, Mariella Marazzini, Maria Rosaria Rotondi.

Infatti è stato segretario di sezione ,segretario di zona di Legnano, consigliere comunale ed assessore ai Lavori Pubblici nella giunta Potestio.

Tra i promotori del Centro Studi Puecher fondato a Legnano nel 1973 con presidente Pietro Sasinini ex partigiano amico di Marcora per vent’anni punto di riferimento dei cattolici democratici dell ‘Alto Milanese.

Sulla vicende e gli uomini della DC e la Base della zona di Legnano aveva scritto un esauriente memoria pubblicata nel libro La Base nel Milanese.

Personaggio pubblico, è stato anche gran priore della contrada San Magno con cui vinse il Palio per tre edizioni consecutive.

Professionalmente operante nel settore del credito, era stato direttore di varie filiali bancarie di zona (salvo una parentesi nel Trentino) ed aveva terminato la carriera come direttore della BCC di Busto Garolfo e Buguggiate.

Da pensionato amava soggiornare nella casa vicino a Ravenna dove si era anche creato delle nuove amicizie

 

 

Lo ricordo immancabile colla sua testa precocemente grigia ma ben curata , col suo fare amichevole ed il vocione suadente quanto critico alle riunioni del sabato pomeriggio in via Mercato e nelle varie celebrazioni basiste e marcoriane.

Caro Emilio un caro addio.

Lidia Menapace ricordata da Margherita Zucchi

7.12.2020. Lidia Menapace è morta…. Rosso Malpelo e le novelle di Giovanni Verga, anno accademico 1966/67, noi studentesse in Università Cattolica a Milano portavamo il grembiule nero e la nostra professoressa di lingua italiana ci spiegava l’uso del linguaggio nel verismo, gli elementi di rottura con le correnti letterarie precedenti... Erano così belle le sue lezioni, che si poteva lasciare a terra il peso dello studio e librarsi con le ali del puro piacere dell’ascolto e della lettura, attraverso una chiave d’accesso di rara evidenza e spirito critico.


“Una donna minuta, ironica per vocazione e anticonformista nel profondo, nella vita pubblica e in quella privata, nelle idee e nello stile di vita. Una femminista che amava il movimento delle donne, cocciutamente intransigente nell’uso del linguaggio, capace di spiegare con semplicità e grande cultura quanto danno potesse fare l’uso sbagliato delle parole, specialmente nelle questioni di genere.” (da Il Manifesto del 03.12.2020) All’ Università c’era sempre una gran folla alle sue lezioni tenute nell’aula ad emiciclo, tra le più spaziose della Cattolica: erano lezioni interessanti, avvincenti, chiare e dirette, potremmo dire: senza peli sulla lingua! Stava maturando la rivolta studentesca della primavera del ’68 e lei ne fu protagonista insieme con gli studenti…. Non dimentichiamo che in Italia il vero atto di nascita del movimento di protesta avvenne a Milano il 17 novembre 1967 nell’ateneo fondato da padre Gemelli: un’occupazione senza precedenti, dopo la quale fu espulso Mario Capanna quale organizzatore.
Ai tempi dell’Università non si studiava la Resistenza, per lo meno non era nel piano di studi, qualche rara tesi di laurea con il prof. Gianfranco Bianchi, solo ne sentivo vagamente dire qualcosa in casa, si parlava soprattutto della guerra, del terrore… mia madre era stata messa al muro dai tedeschi durante un rastrellamento… terrorizzata dagli spari, non sopportava più neppure i tuoni dei temporali: - Speriamo che voi giovani non dobbiate mai vedere la guerra, mai vivere nel terrore! - e questa era la conclusione: -
Parliamo d’altro!-, solo che i miei nonni nel 1941 avevano dovuto lasciare precipitosamente l’Algeria perché, in quanto Italiani, erano considerati nemici della Francia, avendo l’Italia fascista dichiarato guerra alla Francia. E in terra d’Africa avevano abbandonato ciò che si erano guadagnati da emigranti, col sudore della fronte… difficile per loro parlare d’altro.
Lei invece, Lidia Brisca, la guerra l’aveva fatta davvero, giovanissima, e ne era stata talmente segnata che, quando a 90 anni veniva intervistata e le chiedevano quale definizione avrebbe dato di sé stessa, rispondeva: - Partigiana! -.
Sì, era la staffetta “Bruna” della formazione Remo Rabellotti di Novara, parte del Raggruppamento Divisioni Patrioti Alfredo Di Dio, e si muoveva tra la città natale e la Val d’Ossola; era giovanissima e si distingueva per la sua attività instancabile, in anni vissuti sotto i bombardamenti, aveva accettato di fare la staffetta in bicicletta pur con il terrore di poter incontrare i nazisti o i fascisti lungo la strada. I messaggi viaggiavano sulle sue gambe e nella sua testa: niente messaggi scritti, tutto doveva essere memorizzato e trasmesso a
voce per evitare che durante i controlli ai posti di blocco venisse scoperta.
“Don Gek [Don Girolamo Giacomini] seguiva quello che facevo, spesso forse non condividendo le mie scelte, ma senza pregiudizi. Proprio la profondità delle sue convinzioni gli consentiva una estrema libertà di approccio con le persone.
È importante riuscire a fare memoria di persone come don Giacomini. Abbiamo paura della perdita della memoria sul piano personale, molto meno sul piano collettivo. Non ci si preoccupa se un popolo perde la memoria, se non è più in grado di rifarsi ad esperienze passate per poter affrontare il presente e progettare il futuro (scuole, partiti e chiese sono diventati muti). Si vive in una eterna infanzia, senza mai pervenire all'età adulta... Quando don Gek accettò di farmi entrare in contatto con la resistenza organizzata, dichiarai che non avrei portato armi (la resistenza è stata un movimento armato non militare, e c'era grande libertà anche nel fare obiezione di coscienza all'uso delle armi). Ero favorevole ai sabotaggi e allora trasportavo l'esplosivo, ero favorevole alla formazione di una coscienza antifascista e allora distribuivo la stampa clandestina...” (dalla relazione di Lidia Menapace Verbania Pallanza, 17 aprile 1999, in “Leggere la  Resistenza, dalle formazioni autonome alla cittadinanza consapevole”, di prossima pubblicazione info@museopartigiano.it ).
Nonostante l’obiezione di coscienza all’uso delle armi, Lidia venne congedata come sottotenente con il riconoscimento di “partigiano combattente”, al maschile ovviamente, da qui il suo rifiuto e il suo antimilitarismo, pur essendo la prima a sostenere che le donne nella Resistenza non furono solo staffette come lei, rimasta “partigiana” per tutta la vita. Con quel titolo rifiutò anche il compenso monetario: "non ho fatto la guerra come militare e ciò che ho fatto non è monetizzabile". Tuttavia “Se non ci fossero state le donne non ci sarebbe stata la Resistenza, punto e basta”, ricordava Lidia Menapace nel capitolo dedicato a lei del libro di Gad Lerner e Laura Gnocchi “Noi partigiani”
(Feltrinelli2020).
Si laureò all’Università Cattolica del Sacro Cuore a 21 anni con il massimo dei voti e dopo la guerra si impegnò nella FUCI. Nel 1964, candidata con la DC, venne eletta prima donna nel Consiglio Provinciale di Bolzano, dove si era trasferita dopo il matrimonio con il medico trentino Nene Menapace (morto nel 2004),diventando assessora effettiva per affari sociali e sanità. Nei primi anni Sessanta divenne docente di Lingua italiana e metodica degli studi letterari all’Università Cattolica: l’incarico non le venne rinnovato nel 1968 a causa della pubblicazione del documento “Per una scelta marxista”. Dopo l’uscita in quello stesso anno dalla Dc, Menapace si avvicinò al Partito Comunista Italiano. Nel 1969 fu tra i fondatori del primo nucleo del manifesto, sul quale avrebbe scritto fino alla metà degli anni Ottanta. Nel 1973 fu tra le promotrici del movimento Cristiani per il Socialismo. Dal 2006 al 2008 fu senatrice di Rifondazione comunista.
«Scompare con Lidia Brisca Menapace una figura particolarmente intensa di intellettuale e dirigente politica espressione del dibattito autentico che ha attraversato il Novecento.
Staffetta partigiana in Val d’Ossola, brillante laureata presso l’Università Cattolica di Milano, dove sarà lettore di lingua italiana, dirigente della Democrazia Cristiana e vice presidente della Provincia di Bolzano, animatrice del movimento delle donne, tra i fondatori del Manifesto e, infine, senatore per Rifondazione comunista nella XV legislatura repubblicana, Lidia Menapace è stata fortemente impegnata sui temi della pace, con la Convenzione permanente delle donne contro tutte le guerre.
I valori che ha coltivato e ricercato nella sua vita – antifascismo, libertà, democrazia, pace, uguaglianza –
sono quelli fatti propri dalla Costituzione italiana e costituiscono un insegnamento per le giovani generazioni». (Sergio Mattarella Presidente della Repubblica).
“Dobbiamo uscire da questo virus e fare ripartire la politica”, aveva detto in un’intervista a Repubblica alla vigilia del 25 aprile. “Immagino a gruppi di persone che pensino a cambiare le cose dentro un grande movimento di cambiamento. Una vita politica in cui ciascuno vede cose che non funzionano e si impegni per trasformarle, in cui le cose sbagliate siano raddrizzate. Non però creando frammentazioni e tanti piccoli
partiti. Direi: dopo l'epidemia, ricominciamo dalla politica”. Io aggiungerei la politica quella vera, capace di distaccarsi dai battibecchi elettorali e di affrontare i problemi, alcuni dei quali non ancora risolti dopo 75 anni dalla Liberazione nazionale. Senza dimenticare che per perdere la guerra vincendola, fu necessario percorrere una via unitaria di condivisione, senza rinunciare al “dibattito autentico” , ma con la volontà comune di arrivare alla sintesi che è la Costituzione italiana.


MARGHERITA ZUCCHI
per il RAGGRUPPAMENTO DIVISIONI PATRIOTI “ALFREDO DI DIO” BUSTO ARSIZIO
con sezione MUSEO DELLA RESISTENZA “ALFREDO DI DIO” ORNAVASSO

VIRGINIO ALBE'

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Li chiamavano ‘comunistelli di sacrestia’. Erano giovani democristiani della corrente
più a sinistra della Democrazia Cristiana, ‘La Base’, e il loro referente sul territorio
era il senatore Giovanni Marcora. Virginio Albè, classe 1929, scomparso il 26
settembre era un basista ed è stato per tanti anni segretario della Sezione Bollini
della Dc di Legnano.

I funerali si sono svolti nella chiesa dei Santi Martiri il 29
settembre.

Albè, oltre all’impegno nella Dc, ed esponente di rilievo della Base
legnanese, era stato a lungo nel Comitato Comunale dello “scudocrociato” e
componente del CdA di Amga per 5 anni dal 1975 all'80.

Gianni Mainini

Arrigoni

undefinedCarissimi

la serie dei ”commiati” continua .Ci ha lasciato mercoledi 24 giugno dopo una sofferta malattia anche Vittorio Arrigoni ,classe 1943, basista, storico esponente della Democrazia Cristiana prima, del Partito popolare e del Partito democratico poi. Più volte assessore comunale a Vimercate, ex consigliere provinciale di Milano. Promotore del sistema bibliotecario del Vimercatese ,che sul suo modello hanno poi adottato quasi tutte le biblioteche milanesi. Aveva fatto politica fin da giovanissimo :me lo rivedo alle riunioni di via Mercato, ai convegni della Base e della DC , alle celebrazioni a Vimercate delle varie ricorrenze in memoria di Marcora e Granelli. Un altro amico che ci mancherà a lungo.

Gianni Mainini

 

Lo ricorda cosi Enrico Farinone:

Un altro grande amico ci ha lasciati. Un altro grande amico mi ha lasciato. Un amico, per me, che è sempre rimasto tale: nei momenti più lieti e in quelli più difficili.

Vittorio Arrigoni non era solo un eccellente amministratore innamorato della sua città, di Vimercate e di Velasca, non è stato solo un consigliere provinciale; egli è stato soprattutto una persona gentile, garbata, intelligente alla quale interessava il bene della cosa pubblica e pensava si potesse conseguire attraverso un uso competente e appassionato della Politica.

 

Lui e Osvaldo Ornaghi sono stati per me il punto di riferimento a Vimercate e zona da sempre, ben prima che andassi ad abitare nella vicina Arcore. Avevamo la stessa scuola politica, una grande scuola politica, quella della corrente DC della Sinistra di Base che proprio a Vimercate eleggeva i senatori Marcora e poi Granelli, uomini che hanno onorato la Politica e il Parlamento in maniera straordinaria. Non ci risultava dunque difficile avere uno sguardo comune sulle vicende della politica, locali e nazionali.

 

L'ultima volta che ho incontrato Vittorio, prima del lockdown, pochi giorni prima di Natale a casa sua abbiamo fatto una bella e lunga chiacchierata. Interessante e amicale, come sempre. La porterò sempre nel mio cuore.

Caro Vittorio, non ti dimenticherò. E grazie per l'amicizia e l'aiuto che mai mi hai fatto mancare. Riposa, Vittorio, nella pace del Signore.

 

LIVIO TAMBERI

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Livio Tamberi , classe 1939, toscano di Pontedera ,laureatosi in Economia alla Bocconi, iscritto alla DC ,inizia a lavorare al comune di Nerviano e poi in Regione come dirigente Finlombarda e si occupa di energia.
Sposato, padre di quattro figli, respira politica fin da subito: la moglie è sorella della senatrice poi europarlamentare Paola Svevo.
Fervente basista partecipa alle riunioni di via Mercato e ai convegni del gruppo, con quel tocco un po’ polemico tipico dei toscani. Diventa segretario di zona di Rho e nel 1994 al congresso provinciale di Sesto S. Giovanni viene eletto segretario. Sarà l’ultimo segretario DC ed il primo segretario PPI milanese dal 1995.In questa veste organizza un traumatico trasloco dalla storica sede di Via Nirone ai nuovi più angusti uffici di Via Edolo (e l’odissea continuerà con l’ennesimo trasloco in via Leopardi e poi in piazza Luigi di Savoia).
Viene eletto nel 1995 presidente della provincia di Milano al comando di una coalizione di centro sinistra, fino al 1999, quando gli subentrerà Ombretta Colli.
Ha accompagnato l’esperienza del Premio Marcora con la presenza alle edizioni milanesi e soprattutto l’edizione svedese a Sundsvall del settembre 1998, organizzata insieme all’altro compianto amico Umberto Re, suo segretario in provincia.
Non molto entusiasta del passaggio dalla Margherita al PD, vi si era iscritto con un atteggiamento distaccato.
Ultimamente aveva avuto problemi si salute e subito interventi chirurgici, perdendo un po’ della sua verve venata da un velo di rassegnazione. Così si è spento silenziosamente tra l’8 e il 9 marzo 2020.
Ha servito le istituzioni e la politica con onestà, capacità e competenza e ha contribuito a far grande la storia della Base.

 

Iosa Antonio

undefinedCaro Antonio,

ti ricordo sempre con affetto, per la storia comune che ci ha legato a esperienze indimenticabili come quelle con Marcora, Granelli, Calcaterra e tutta la Base, nonché per la tua testimonianza di vero resistente di fronte al vile agguato delle brigate rosse e sorattutto peril grande impegno culturale e sociale che hai profuso in zone difficile con centro Perini.

Ricordo ancora il tuo intervento al convegno di Belgirate del settembre 2013 in occasione della celegrazione del 60° della fondazione della Base.
Con te se ne va un pezzo importante della nostra storia e non finiremo di rimpiangerti e ricordarti.


Gianni Mainini

Presidente Centro Studi Marcora

Giuseppina Marcora ci ha lasciato

Salutiamo Giuseppina Marcora che ci ha lasciato domenica.
Aveva compiuto i 100 anni lo scorso 23 febbraio e in autunno il Comune di Legnano dove risiedeva gli aveva conferito un riconoscimento per il coraggio e l'altruismo durante la lotta partigiana.
Nata a Inveruno nel 1920, come molti ragazzi della sua epoca, cominciò prestissimo a lavorare in una azienda del capoluogo lombardo. Con l’ascesa del regime fascista sentì il dovere e la necessità di reagire attivamente, forte di quei
valori di Libertà e Democrazia che la sua famiglia le aveva trasmesso. L’aria che si respira in casa è quella della libertà, contraria alla oppressione del regime. Anche perché il fratello Giovanni(Albertino) è uno dei primi giovani della schiera di Don Albeni , coadiutore a Cuggiono, che spinge a scegliere la montagna per opporsi al fascismo.
A mezzo del fratello e nell’ambiente resistenziale incontra molti partigiani: Bruno Bossi, Gianangelo Mauri ,Peppino Miriani,Angelo e Pinetto Spezia . E più avanti, quando nel dicembre 44 viene costituto il Raggruppamento Di Dio, il futuro comandante Rino Pachetti. Oltre che con Don Albeni è in contatto con Don Piero Bonfanti,coadiutore ad Inveruno.

Marcora andrà in montagna all’inizio in Val Grande, su indicazione di Nino Chiovini, valligiano che risiedeva a Cuggiono,e da lì in Val Toce e nell’Ossola. Diventerà vice di Eugenio Cefis(Alberto) e costituirà il Raggruppamento Divisioni Patrioti Alfredo Di Dio ; politicamente sarà leader della DC e della Base,ministro e sindaco .
Giuseppina assieme ad Antonietta Chiovini (sorella di Nino) diviene subito un suo sostegno, importante legame con la Resistenza al monte

Non esita, nonostante la giovane età, a mettere in pericolo ripetutamente la sua vita per portare informazioni, giornali, dispacci, armi e viveri.
Numerosi sono gli episodi da lei più volte narrati, in cui fu fermata e riuscì solo per poco a evitare il peggio.
Ha ricevuto – per la sua attività di partigiana – significativi riconoscimenti: la qualifica di “partigiano combattente” da parte dell’Esercito Italiano, la medaglia d’argento da parte
della Federazione Italiana Volontari della Libertà (2012), il certificato di patriota del Comandante Supremo Alleato maresciallo Alexander, riconoscimenti da parte del Servizio Informazioni Militari Nord Italia e dell’Esercito americano.
Come altre donne ebbe nella lotta di Liberazione un ruolo fondamentale, che è sempre doveroso ricordare con riconoscenza.
Per questi meriti il Comune di Inveruno ed il Centro Studi Marcora gli avevano riconosciuto fin dal 1995 una importante benemerenza civica.
Insieme al fratello Albertino è sempre stata iscritta al Raggruppamento Divisioni Patrioti Alfredo Di Dio ed anche all'ANPI di Legnano.
Concludiamo citando un ammonimento che spesso Giuseppina ha voluto rivolgere ai giovani ai quali ha portato la sua testimonianza, ma che tutti noi dovremmo sempre tenere
presente:
"Ci siamo impegnati e abbiamo rischiato molto, perché l’Italia fosse un Paese libero. Le giovani generazioni ricordino".

Ricordiamola nelle nostre preghiere e conserviamo la ricchezza dei suoi insegnamenti insieme all’affetto e alla memoria.

 

Gianni Mainini

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Giorgio Ferrario

Carissimi

un altro amico ci ha lasciato lo scorso venerdì di Pasqua :Giorgio Ferrario.

Militante democristiano e basista fin dagli anni giovanili all’inizio degli anni ’60 è stato attivo nella sezione e nella zona di Rho (e mi viene in mente un ‘ altra bella figura scomparsa ,Roberto Pravettoni).

Di carattere gioviale ed espansivo lo ricordo negli anni 93-95 quando accettò di fare il presidente dell’associazione Rosabianca ,creata dopo il tracollo della DC nel passaggio da Via Edolo a Via Leopardi ,per intrattenere i rapporti esterni e fare da filtro verso le pretese dei terzi .

E’ stato lui a salvare il patrimonio documentale della DC provinciale dopo i vari trasferimenti di sede, ricoverando il materiale presso alcune stanze della Fondazione Perini tra Rho e la Poglianasca. Il poco che è rimasto è diventato parte del più vasto patrimonio del Centro Studi Marcora.

Lo incontravo tutti le estati a Bratto località turistica della bergamasca che lui frequentava , in occasione della messa in suffragio di Luigi Granelli ,qui sepolto.Una occasione per stare insieme con molti amici :Roberto Pravettoni,Pirola, Calcaterra, Tedeschi, Mauri; Ortolina ..

Ci mancherà il suo ottimismo, la sua serenità, la sua simpatia, la sua amicizia.

Gianni Mainini

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Perdita di un altro testimone della nostra storia: Livio Tamberi.

Cari amici

dobbiamo registrare la perdita di un altro testimone della nostra storia, Livio Tamberi.

Livio, classe 1939, è morte nella notte tra sabato e domenica all’età di 80 anni.

Toscano di Pontedera, laureatosi in Economia alla Bocconi, iscritto alla DC inizia a lavorare al comune di Nerviano e poi in Regione come dirigente Finlombarda e si occupa di energia.

Sposato, padre di quattro figli, respira politica fin da subito: la moglie è sorella della senatrice poi europarlamentare Paola Svevo.

Fervente basista partecipa alle riunioni di via Mercato e ai convegni del gruppo, con quel tocco un po’ polemico tipico dei toscani .Diventa segretario di zona di Rho e nel 1994 al congresso provinciale di Sesto S. Giovanni viene eletto segretario. Sarà l’ultimo segretario DC ed il primo segretario PPI milanese dal 1995.In questa veste organizza un traumatico trasloco dalla storica sede di Via Nirone ai nuovi più angusti uffici di Via Edolo ( e l’odissea continuerà con l’ennesimo trasloco in via Leopardi e poi in piazza Luigi di Savoia).

Viene eletto nel 1995 presidente della provincia di Milano al comando di una coalizione di centro sinistra, fino al 1999 ,quando gli subentrerà Ombretta Colli.

Ha accompagnato l’esperienza del Premio Marcora con la presenza alle edizioni milanesi e soprattutto lo ricordo nelle edizione svedese a Sundsvall del settembre 1998,organizzata insieme all’altro compianto amico Umberto Re, suo segretario in provincia(nelle foto mentre consegna i premi in settembre a Sundsvall ed in provincia a Milano nell’ottobre dello stesso anno).

Aveva aderito al PD ma con distacco.

Ultimamente aveva avuto problemi si salute e subito interventi ,perdendo un po’ della sua verve venata da un velo di rassegnazione.

Noi però lo ricordiamo come un amico che ha servito le istituzioni e la politica con onesta capacità e competenza e ha contribuito a far grande la storia della Base .

Addio Livio.

 

Gianni Mainini

 

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